Renzi, del resto, li conosce bene i focolarini: perché nel 2006 quando fu inaugurato questo incubatore sulle colline del Chianti, era qui come presidente della Provincia di Firenze e in seguito i contatti non si sono interrotti; ma tra la simpatia e la condivisione vi è una bella differenza, soprattutto in una terra laica come la Toscana, dove i poteri forti hanno una lunga tradizione e non amano sentirsi dire che l’utile è cosa buona ma bisogna «smantellare il concetto privatistico di profitto», che «i modelli di management oggi sono tutti di stampo capitalistico» e «se il metodo è sbagliato il risultato è sbagliato, come dimostra la crisi in corso, che produce povertà e non ricchezza». Ciò che ti insegnano alla Sec.
Anche i focolarini, va detto, non sono tipi che si accontentano. L’idea che la comunione non si possa sviluppare solo attraverso la prassi e che serva uno studio teorico dell’economia civile è della Lubich: «Diciamo che l’economia civile è la cintura teorica che tiene insieme la quotidianità dell’economia di comunione, della banca etica e di tante altre filiere» sintetizzava ieri Bruni durante uno dei workshop in cui è strutturato Loppianolab e nel quale, a riprova che non si parla solo di economia, ieri ha trovato spazio anche un dibattito su Agostino d’Ippona con il direttore diAvvenire Marco Tarquinio, il filosofo Umberto Galimberti e il teologo Piero Coda. Sicuramente, il tema economico è stato preponderante nella prima giornata di Loppianolab e sarà il terreno su cui i focolarini saggeranno Renzi stasera.
Magari con idee diverse sulle misure da prendere – «Il governo metta maggiormente l’uomo al centro della politica, la questione dell’articolo 18 è una semplificazione» (Livio Bertola, un’impresa di trattamenti elettrogalvanici nel Cuneese), oppure «A volte ci costringono a riassumere persone che non lavorano o che hanno rubato» (Pietro Comper, titolare di un’impresa di serramenti in Trentino) – ma tutti convinti, con Ornella Seca, un’assicuratrice abruzzese, che «noi lavoriamo per una economia più umana, ma è necessario che la politica ci veda e che ci aiuti, che riconosca l’esistenza di un’alternativa al pessimismo e al declino, ma anche allo sfruttamento delle persone messo in atto dal capitalismo in questi decenni».