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La felicit
Pubblicato su: ilnostrocorriere.wordpress.com il 25/01/2012
L’equivalenza che fa corrispondere ad un maggior reddito un maggior consumo, quindi una maggiore crescita ed un maggior benessere, non funziona più. Lo ha ribadito martedì 24 gennaio a LunataLuigino Bruni, professore di economia politica presso la facoltà di economia dell’Università Bicocca di Milano. Secondo appuntamento del ciclo di incontri “Economia e benessere” promossi dal Comune di Capannori e dal circolo Anspi San Frediano, la riflessione di Bruni si è incentrata sulla rilevanza che la felicità ha anche sul piano economico.
“Uno studio condotto su dati americani – ha esordito Luigino Bruni – ha dimostrato che una società in cui le persone dedicano gran parte del tempo al lavoro per avere maggiori redditi è una società molto vulnerabile, particolarmente soggetta ad un tracollo economico. Il ragionamento è semplice: quando gli orari lavorativi si dilatano, a risentirne è prima di tutto la vita civica e comunitaria dei singoli individui. I rapporti si degradano, le relazioni umane tendono a sfibrarsi, con l’evidente risultato che le persone rimangono sole. È in questi casi che la gente sente la necessità di sopperire alla mancanza di legami personali con l’acquisto di beni materiali. I consumi aumentano, ma con essi anche l’indebitamento, aprendo la strada verso la crisi. In sintesi: la solitudine cresce, il consumismo diventa sfrenato, la bolla esplode“.
“Di fronte ad una simile evidenza non possiamo non dare all’aspetto della felicità l’importanza che merita, anche sul piano dell’economia reale – continua Bruni -. Ed è proprio alla luce di ciò che è possibile individuare alcuni punti indispensabili per realizzare oggi un'”economia del benestare”, per una realtà in cui la felicità di uomini e donne possa avere il dovuto rilievo. Il primo aspetto da tenere in considerazione è la speranza; è necessario intercettarne le ragioni, così da dare ad essa basi solide e consentire alle persone di investire capitale umano ed economico nei propri progetti. Non meno importante la politica. Per costruire un nuovo clima di fiducia sono indispensabili nuovi politici; servono giovani che si impegnino per la collettività, scardinando quell’idea di una gestione della cosa pubblica fatta da ricchi portatori di interessi personali. Le nuove generazioni sono inoltre chiamate a fare la differenza anche nel mondo dell’economia, vestendo i panni di imprenditori pronti a perseguire non solo il proprio bene, ma quello dell’intera società. E infine la gratuità. Essa non è sinonimo di buonismo, ma di rispetto di quella dignità e di quella vocazione insita in tutto ciò che ci circonda. Dagli altri, all’ambiente, agli oggetti: avvicinarsi ad essi non per sfruttarli o ricavarne benefici, ma per rispettarli, significa far prevalere il valore della gratuità nei nostri comportamenti“.
Si tratta di una sfida complessa, ma non impossibile. Del resto, abbiamo altra scelta?
- Scritto da Aurelia
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