Sostenibilità integrale
Le grandi trasformazioni in atto (dalla transizione green alla rivoluzione digitale) stanno ridisegnando il “campo di gioco” dell’economia e delle politiche spingendole e incentivando le istituzioni a realizzare azioni capaci di generare valore senza impattare negativamente su ambiente ed equità sociale.
Un processo complesso e che necessita di una prospettiva integrale e di una visione trasformativa rispetto i cambiamenti radicali che stiamo vivendo; una visione dinamica che si prenda il rischio di costruire il futuro, avendo alla base una motivazione ideale capace di dare forma alla realtà.
Serve una prospettiva di “sostenibilità integrale” capace di garantire una piena valorizzazione delle risorse, assumendo contemporaneamente come priorità la tensione alla fioritura umana e al potenziamento della comunità. Una posizione che dilata lo spettro del paradigma dello sviluppo sostenibile, introducendo oltre alle dimensioni economica ed ecologica anche le dimensioni sociale, relazionale e spirituale della sostenibilità. Quando lavoriamo per la trasformazione ecologica, infatti, dobbiamo tenere presenti gli effetti che alcune scelte ambientali producono sulle povertà.
L’attenzione per la sostenibilità sociale suggerisce, quindi, una attenzione per quelle soluzioni che riducono la miseria e le diseguaglianze. C’è poi una insostenibilità delle nostre relazioni: in molti Paesi le relazioni delle persone si stanno impoverendo. Soprattutto in Occidente, le comunità diventano sempre più fragili e frammentate. Infine, l’insostenibilità spirituale. Il nostro mondo sta consumando velocemente una forma essenziale di capitale accumulata nei secoli dalle religioni, dalle tradizioni sapienziali, dalla pietà popolare. C’è un urgente bisogno di ricostituire questo patrimonio spirituale essenziale. La tecnica può fare molto; ci insegna il “cosa” e il “come” fare: ma non ci dice il “perché”; e così le nostre azioni diventano sterili e non riempiono la vita, neanche la vita economica.
Dimensioni, dunque, che trovano nell’auto-organizzazione dal basso, nella cooperazione, nella reciprocità, in nuove forme di impresa, nella promozione delle organizzazioni della società civile e del terzo settore, le modalità più adeguate per prendersi cura di sé, della comunità, dei beni comuni, dei più fragili e vulnerabili. In questo contesto si inseriscono i progetti di contrasto alle povertà, di prossimità comunitaria e di valorizzazione delle economie del territorio promossi dal Polo Lionello.
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