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14 Marzo 2024   |   Storie di vita e d'impresa

Il tessuto sociale, un intreccio tra EdC e Philocafè

In occasione della giornata internazionale della donna

Dell’Economia di Comunione si cerca di approfondire concetti diversi come la relazionalità e il bene comune. Temi che sono stati declinati e studiati anche dal paradigma proposto dalla tradizione dell’economia civile. Così, tante realtà che si sono sviluppate tra le mura del Polo Lionello, casa dell’EdC, ci permettono di essere testimoni del rapporto tra questi due concetti: beni relazionali e bene comune.

Una di esse, e motivo di questo piccolo testo, è il Philocafè – nelle parole di Benedetto Gui: “Si trattava di un originale mix di “brioche e cappuccino” dalla parte del bancone e di bianchi scaffali pieni di gomitoli colorati sull’altra parete, con dei tavoli dove fermarsi a sferruzzare (…) e ovviamente a socializzare…”

Questa idea, nata dalla creatività dell’imprenditore Giovanni Bertagna, nel 2007 si è trasformata in uno spazio accogliente dove scambiare storie e creare tessuti di mille forme e colori. Philocafè si presenta come una sorta di rifugio contro l’esclusione brutale della società che agisce sotto la logica dell’”iper-efficienza” e così si allontana da tutto ciò che si presenta come alternativa al ritmo frenetico di consumo e produzione. Come diceva Adorno Theodore (Minima Moralia 1999) “le relazioni tra le generazioni sono relazioni competitive dietro le quali si nasconde una violenza semplice e piana“, violenza che influenza anche l’auto-percezione degli anziani, rafforzando il “terrore primordiale” della morte e che si estende anche ad altre generazioni e/o categorie sociali, non altamente-produttive.

Questa “attività –rifugio” restituisce a chi partecipa, almeno temporaneamente, un senso di riconoscimento e di appartenenza, grazie a solidi e forti nodi della rete relazionale e sociale. Così come nel Philocafè le donne sono protagoniste, è necessario sottolineare l’importante ruolo delle donne (imprenditrici, lavoratrici, studiose) in tutta l’Economia di Comunione: in questo universo intrecciato della vita, la donna emerge come il filo dorato che lega ogni fibra.  Le mani macchiate, le rughe, la sottile capacità di intuito, i capelli grigi, la sensibilità e l’armonico nesso tra pragmatismo e semplicità fanno parte dei fattori costitutivi dell’attività che anima queste donne e la realizzazione dei tessuti del Philocafè oggi.

In ogni azione, in ogni gesto, in ogni parola, esse incarnano l’eco, il grido, “la voce affidata da Dio“, le voci ancestrali che risuonano attraverso i secoli, guidando l’umanità verso la luce della sapienza e dell’unità. Esperte di economia domestica e di luoghi e custodi del bene comune, le donne rappresentano i pilastri della relazionalità, ricordandoci che ogni azione, anche se piccola, ha un significativo impatto nella trama complessa e ampia della vita.

Come le radici profonde di un albero centenario, la loro presenza nutre e sostiene la comunità, radicando nei nostri cuori l’importanza di vivere in armonia tra noi e con la natura. Con la loro dolcezza, pazienza e affetto, con le loro esperienze di vita e persino di linguaggi (e quale modo migliore per farlo se non accarezzando un gomitolo di filo o di lana, a seconda della stagione, e in compagnia di amiche!) si vanno intrecciando storie punto per punto, parola per parola, storie che come una sorta di magia bianca formano stilizzati intrecci di tenerezza e di tradizione.

 

L’esperienza del Philocafè e la cultura dell’EdC rappresentano una alternativa concreta e non ideologica al patriarcato e alla logica predatrice dell’homo œconomicus. In questo senso, è coerente che siano le donne, le principali interpreti della “cultura del dare” come alternativa alla “cultura dell’avere” poiché sono state loro storicamente le più attente alla cura (delle relazioni, degli ambienti, dei fragili, delle ferite)

E allora un augurio per tutti: che l’eco della voce delle donne risuoni in ogni cuore, ricordandoci che insieme, uomini e donne, possiamo tessere un mondo dove il rispetto, l’uguaglianza e la giustizia fioriscano come i più bei fiori in un prato primaverile, che la loro presenza continui ad illuminare il cammino verso un futuro pieno di speranza e possibilità e che iniziative con un così profondo senso della persona siano conosciute in questo vasto intreccio, di fili e di nodi.